Controllo di gestione vs. analisi di bilancio: quale (fondamentale) differenza
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Pensi di fare controllo di gestione solo perchè hai studiato a fondo il tuo bilancio, hai fatto l’analisi dei costi e/o la contabilità analitica?
Non funziona proprio così. Entrambe sono delle metodologie utilizzate per valutare la situazione finanziaria e le performance di un’azienda nel passato, ma guai a credere che il controllo di gestione e l’analisi di bilancio e/o l’analisi dei costi siano la stessa cosa. Ora ti spiego perchè.
Ci sono delle differenze fondamentali. Prima fra tutte è il fatto che nell’analisi di bilancio si studiano e analizzano dati relativi a fatti già accaduti.
In pratica è un’analisi “a posteriori”.
Nel bilancio si valutano i risultati di azioni già programmate e svolte per analizzare la salute finanziaria dell’azienda e valutare la capacità di generare profitti.
Per fare analisi di bilancio si tengono in considerazione diversi elementi come:
– gli indici finanziari: per misurare la liquidità, la solvibilità, la redditività e l’efficienza operativa dell’azienda.
– l’andamento finanziario nel tempo: si esaminano i bilanci degli anni precedenti per identificare le tendenze e i cambiamenti nel tempo, evidenziando eventuali miglioramenti o peggioramenti della situazione finanziaria.
– l’analisi delle componenti del bilancio: si analizzano le diverse voci del bilancio, come l’attivo, il passivo e il conto economico, per valutare la composizione e la struttura finanziaria dell’azienda.
E’ chiaro quindi che nell’analisi di bilancio si studiano dei risultati immodificabili derivanti da specifiche azioni già accadute nel passato.
Nel controllo di gestione invece si vanno ad analizzare anche le azioni che determinano i risultati, non i numeri che ne derivano, come i KPI qualitativi (la soddisfazione della clientela, il clima aziendale, la mancata conformità, il margine di contribuzione per addetto)
Facciamo un esempio: la Vorwerk (quelli del Folletto per capirci) ha un parametro preciso per le sue vendite; ovvero vende 1 aspirapolvere ogni 5 campanelli suonati dal venditore.
Questo significa che se si vuole vendere 100 scope elettriche l’agente dovrà suonare 500 campanelli. Dividendo per 20 giorni lavorativi, i campanelli da suonare al giorno nell’arco di un mese saranno 25. Se si rispetta questo KPI le vendite a fine mese saranno pari ai risultati attesi, ovvero 100 aspirapolveri, e il conto prodotti c/vendite sarà esattamente quello che hai programmato e non un colpo di fortuna o sfortuna.
Questo è un semplice esempio per far capire come il controllo qualitativo delle azioni può determinare un risultato a posteriori precedentemente identificato.
Il controllo di gestione è basato anche e soprattutto su KPI qualitativi con lo scopo di raggiungere gli obiettivi prefissati mettendo in atto azioni correttive “in corso d’opera” per migliorare l’efficienza e la redditività dell’impresa già prima di vederne i risultati nel bilancio.
Nel controllo di gestione quindi, oltre al bilancio e ai costi, dovrebbero essere aggiunte le seguenti analisi:
– la pianificazione e il budgeting: definire obiettivi finanziari e operativi a breve e lungo termine e tradurli in piani dettagliati
– il monitoraggio delle prestazioni: ad esempio la misurazione delle vendite, dei costi, dei profitti, delle performance operative e di altri indicatori chiave di prestazione per valutare il rendimento dell’azienda rispetto agli obiettivi stabiliti
– il controllo e reportistica: con sistemi di controllo che consentono di confrontare i risultati effettivi con i piani stabiliti evidenziando eventuali scostamenti
– l’analisi e l’interpretazione dei dati: per identificare le cause dei risultati positivi o negativi e per individuare opportunità di miglioramento
– l’analisi delle performance: si valutano le performance dell’azienda rispetto agli obiettivi e alle aspettative di mercato
– l’analisi benchmark con il settore e competitors: si confronta l’azienda con altre aziende del settore per valutare la sua posizione competitiva e identificare eventuali punti di forza o di debolezza
– l’analisi di scenario: uno strumento di pianificazione strategica e di gestione del rischio per esaminare e valutare possibili futuri scenari o situazioni ipotetiche che potrebbero verificarsi
– l’analisi SWOT: un’analisi degli aspetti interni (punti di forza e punti deboli) e gli aspetti esterni (opportunità e minacce) di un’organizzazione
– la mappa strategica: uno strumento visuale utilizzato per rappresentare in modo sintetico la strategia di un’organizzazione o di un’azienda
– i KPI qualitativi: la soddisfazione della clientela, il clima aziendale, la mancata conformità, il margine di contribuzione per addetto
In definitiva il controllo di gestione permette di avere informazioni chiare e tempestive che aiutano gli imprenditori a prendere decisioni consapevoli, ad adottare azioni correttive e ottimizzare l’utilizzo delle risorse dell’azienda per il raggiungimento degli obiettivi prefissati in corso d’opera, a patto che non sia incentrato sul bilancio e sull’analisi dei costi.
Il mercato di oggi non consente più di non avere il controllo di gestione, anche qualitativo, nella propria impresa.
Gestire un’impresa senza avere il costante controllo dei numeri e delle azioni che li determinano è da folli. Ricordarsi dei dati solo in fase di bilancio è come guidare un’auto guardando lo specchietto retrovisore, ovvero leggere cose già accadute.
Questa modalità di lavoro non è riservata alle grandi holding, vale per tutti, dall’artigiano, all’impresa familiare, al commerciante.
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